L’Italia neutrale 1914-1915
Il volume L’Italia neutrale 1914-1915 prende le mosse dal convegno che si svolse nel dicembre 2014 presso l’Università Luiss-Guido Carli, organizzato dalla stessa Università insieme allo Stato Maggiore dell’Esercito e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” di Roma.
I saggi contenuti nel presente volume, L’Italia neutrale 1914-1915, hanno l’ambizione di inquadrare le decisioni che i vertici politici, diplomatici e militari italiani presero nei dieci mesi della neutralità e che portarono l’Italia a entrare nella Prima Guerra Mondiale.
L’Italia nel 1914, ovvero all’inizio della prima guerra mondiale, faceva parte della Triplice Alleanza insieme alla Germania e all’Austria-Ungheria, ma, nonostante questo, decise di rimanere neutrale invece che entrare in guerra insieme ai suoi alleati.
L’Italia poté rimanere neutrale in quanto le condizioni contenute nel trattato della Triplice Alleanza non obbligavano i paesi alleati a intervenire se uno dei membri fosse stato attaccato. Si decise quindi di mantenere l’Italia neutrale anche alla luce del fatto che i maggiori esponenti del governo italiano avevano opinioni contrastanti in merito al primo conflitto mondiale.
Ad esempio, il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, era favorevole a mantenere l’Italia fuori dalla guerra, mentre altri, come il ministro degli Esteri Sidney Sonnino, erano di tutt’altro avviso e desideravano che l’Italia aderisse alla causa della controparte, ossia la Triplice Intesa, formata da Francia, Regno Unito e Russia. Con quest’ultima, l’Italia, seppur ufficialmente neutrale, fece dei negoziati segreti a partire dal 1915 che portarono al Trattato di Londra nel quale l’Italia si impegnò ad entrare in guerra a fianco dell’Intesa in cambio di concessioni territoriali in caso di vittoria.
A seguito del trattato di Londra, l’Italia neutrale fino a quel momento, si impegnò a combattere contro gli Imperi Centrali (Germania, Austria-Ungheria e Impero ottomano), dichiarando guerra all’Austria-Ungheria nel maggio 1915.
La decisione dell’Italia di entrare in guerra contro gli Imperi Centrali è stata influenzata da diversi fattori, per primi gli interessi territoriali riguardo alcune zone di proprietà dell’Austria-Ungheria, come il Trentino, l’Istria e la Dalmazia. Inoltre, l’Italia aveva deciso di combattere al fianco dell’Intesa nella speranza che, in caso di vincita nei confronti degli Imperi Centrali, gli fosse garantito un posto al tavolo delle trattative di pace.
Tale decisione si rilevò per certi aspetti una scelta infelice: il fronte italiano si trasformò in una lunga e brutale guerra di trincea causa di enormi perdite umane e distruzioni di interi territori. Inoltre, aumentò rapidamente il malcontento popolare a causa delle difficoltà economiche portate dalla guerra che portarono a disordini interni e scioperi.
Nonostante tutto, l’Italia rimase coinvolta nella guerra fino alla sua conclusione nel 1918, prendendo parte a importanti battaglie come la battaglia del Piave e la battaglia di Vittorio Veneto. Alla fine, l’Italia ottenne alcuni dei territori promessi nel Trattato di Londra, ma non tutto ciò che desiderava.